mercoledì 22 luglio 2015

P. Bellucci, Le biopropteine, 1980

P. Bellucci, "Le bioproteine. Esperienze e ricerche per una fonte alimentare alternativa", Milano, Feltrinelli, 1980.

Nel corso degli anni Sessanta varie società petrolifere hanno messo a punto dei processi microbiologici per far crescere dei lieviti del ceppo Candida alimentandoli con gli idrocarburi delle frazioni petrolifere meno richieste dal mercato. I lieviti essiccati avrebbero dovuto servire, secondo le intenzioni degli inventori, come alimenti ricchi di proteine - le cosiddette “bioproteine” - per l’alimentazione umana o, in via subordinata, del bestiame.
Nel 1972 ben due società italiane hanno costruito, con contributi statali, ben due stabilimenti con una capacità produttiva di 100.000 tonnellate all’anno ciascuno di proteine: uno della Liquichimica dell’imprenditore Ursini, a Saline Joniche, in Calabria; l’altro della Italproteine, una società del gruppo Eni, a Sarroch, in Sardegna.

Già nel 1973 un gruppo ecologico coordinato da Gianfranco Amendola mise in evidenza che l’impresa era sbagliata perché gli stabilimenti erano potenzialmente inquinanti e perché le bioproteine ottenute dal petrolio contenevano componenti che le rendevano inadatte sia per l’alimentazione umana, sia per l’alimentazione del bestiame. Le due società mobilitarono come al solito vari “scienziati” e la stampa per ribattere le critiche della contestazione, accusata di essere sobillata dagli importatori di semi di soia!

Il problema fu oggetto di inchieste parlamentari e la controversia fu chiusa nel 1978 dal Consiglio Superiore di Sanità che ha dichiarato le bioproteine “non ancora consigliabili” per l’alimentazione di animali della cui carne possano cibarsi gli esseri umani.

I due stabilimenti non hanno mai prodotto bioproteine; anzi lo stabilimento di Saline Joniche non ha mai prodotto niente e resta, con le sue strutture ormai arrugginite, un monumento alla miopia imprenditoriale e allo sperpero di denaro pubblico. Per inciso, con l’aumento, a partire dal 1973, del prezzo del petrolio, ben prevedibile quando l’impresa è stata avviata, la produzione delle bioproteine dal petrolio era insensata anche sul piano economico e aziendale. In questo libro il giornalista Paolo Bellucci offre una documentata descrizione delle lotte contro le bioproteine, riportando diligentemente e puntigliosamente le opinioni degli “inquinatori” e dei loro scienziati, le argomentazioni dei contestatori e il ruolo giocato dagli organi pubblici e dal governo nella controversia.

Allo stesso Paolo Bellucci si devono altri due bei libri sommerso:"Storia di una strada. I due secoli del valico dell'Abetone", Abetone (PT), 1980, Azienda autonoma di soggiorno e turismo dell'Abetone, 110 pp., e "I Lorena in Toscana. Gli uomini e le opere", Firenze, Edizioni Medicea, 1984, 422 pp. e  





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