mercoledì 17 novembre 2010

Lo spreco

altronovecento, rivista telematica, www.fondazionemicheletti.it/altronovecento n. 5, 2001

C'è in Italia un incredibile spreco di conoscenze: solo una minima parte di quello che si scrive viene letto. Le librerie vendono per lo più i libri dei grandi circuiti commerciali e solo una piccola parte dei libri che interesserebbero i lettori di altronovecento viene stampato dai grandi editori e finisce in libreria. La maggior parte degli scritti sull'ambiente -- dal dibattito teorico politico "verde", alle informazioni ecologiche, ai resoconti delle lotte per la difesa dell'ambiente e pacifiste, alla descrizione del territorio, delle valli e delle loro alterazioni -- si trova in "libri sommersi" pubblicati dai movimenti, da piccole case editrici, talvolta dagli autori a proprie spese, ma anche da enti locali e addirittura da alcune imprese o banche. Dell'esistenza di questo straordinario patrimonio di "libri sommersi" altronovecento vuole dare notizia: in poco spazio, purtroppo, con brevi citazioni, ma, per quanto possibile, con l'indicazione di come i lettori possono procurasi tali libri, spesso gratuitamente. Alcuni titoli di questi libri potete
trovare qui.

N.Nicolini, "Il pane attossicato, Storia dei fiammiferi in Italia",1997

Nicoletta Nicolini, "Il pane attossicato. Storia dei fiammiferi in Italia", Bologna, “Documentazione Scientifica Editrice”, 1997

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Alla fine dell’Ottocento il regno d’Italia aveva disperato bisogno di quattrini dopo le costose stangate prese nella guerra di Abissinia (1895-1896) e dopo i moti di protesta per il caro pane che il feroce generale Fiorenzo Bava Beccaris (1831-1924) aveva soffocato nel sangue nel giugno 1898. L’idea di unificare le grandi fabbriche di fiammiferi e di creare un monopolio statale per riscuotere una fruttuosa imposta su un genere di così grande necessità come i fiammiferi, sembrava geniale ai governi che si succedevano senza tregua, spesso senza il controllo del Parlamento. Il “cartello” fra produttori avrebbe gettato sul lastrico migliaia di piccoli fabbricanti e i loro sventurati operai.

Sventurati davvero perché la produzione dei fiammiferi era una delle manifatture più pericolose e nocive. I fiammiferi erano allora fabbricati tagliando dei pezzetti di legno, immergendoli in una massa fusa e fumosa di fosforo bianco e lasciando essiccare all’aria la capocchia. I fiammiferi si accendevano sfregandoli su una superficie ruvida.

Giovanni Marchesi, “Il Monte Penna"

Anna Anselmi

“Henry de Thierry,pioniere dell’industria”, Libertà, Lunedì 12 gennaio 2009

Nel libro di Giovanni Marchesi “Il Monte Penna", edito dall’Associazione Ricerche Valtaresi Antonio Emmanueli (Borgotaro), si incontra un personaggio molto interessante, Henry de Thierry, pioniere dell’industrializzazione nell’area attorno a Santa Maria del Taro, nell’800 considerata tra le più povere dell’Appennino. Prima di lui, c’erano stati altri tentativi di ammodernamento produttivo nella zona, della quale alla metà del secolo XIX era stato promosso il rilancio minerario, attorno soprattutto a Ferriere nell’alta Valnure. Gli alberi del Penna dovevano fornire il carbone di legna per la lavorazione dei metalli.

domenica 5 settembre 2010

Società degli Amici di Ronchi e Poveromo, Ronchi-Poveromo Natura e memoria

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Nella Toscana nord-occidentale c'è un rettangolo di costa, lungo quattro chilometri e largo poco più di uno, che prende il nome di Ronchi, per il suo carattere di bosco e macchia, e di Poveromo, per la presenza di un vecchio fosso scolmatore delle acque, a cui chi sa chi, ha dato questo strano nome. A chi osserva la costa dall'alto, questo rettangolo appare come una superficie verde, residuo di una successione di boschi, macchia mediterranea, dune e paludi, che si estendeva dalla foce della Magra fino a Livorno.

Col passare del tempo varie bonifiche, lo sfruttamento del legname dei boschi, le ondate successive di urbanizzazione costiera hanno tagliato e spezzettato gran parte di questo ecosistema la cui spiaggia era governata dalla forza delle onde e del vento, dal flusso delle acque e della sabbia dei tre grandi fiumi: Magra a nord, poi, a sud, Serchio e Arno. I quattro magici chilometri di Ronchi e Poveromo ancora negli anni trenta apparivano selvaggi, bellissimi e silenziosi tanto da attrarre scrittori, pittori, intellettuali. Se ne trovano tracce e ricordi negli scritti di Calamandrei, padre e figlio, di Alberto Savinio, di Prezzolini e di tanti altri.

giovedì 2 settembre 2010

Perché sommersi

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

C'è in Italia un incredibile spreco di conoscenze: solo una minima parte di quello che si scrive viene letto. Le librerie vendono per lo più i libri dei grandi circuiti commerciali e solo una piccola parte dei libri viene stampato dai grandi editori e finisce in libreria. La maggior parte degli scritti sull'ambiente --- dal dibattito teorico politico "verde", alle informazioni ecologiche, ai resoconti delle lotte per la difesa dell'ambiente e pacifiste, alla descrizione del territorio, delle valli e delle loro alterazioni --- delle opere sulla storia della tecnica e del lavoro, si trova in "libri sommersi" pubblicati dai movimenti, da piccole case editrici, talvolta dagli autori a proprie spese, ma anche da enti locali, addirittura da alcune imprese o banche, da Università, Accademie. Dell'esistenza di questo straordinario patrimonio di "libri sommersi" ci si propone di dare notizia: in poco spazio, purtroppo, con brevi citazioni, ma, per quanto possibile, con l'indicazione di come i lettori possono procurasi tali libri, spesso gratuitamente.