giovedì 24 ottobre 2013

Le dispense

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Ascoltando il gran parlare di Università e di riforme mi sono sorpreso a pensare come studiavo quando all'Università ci andavo io; abbiate pazienza se parlo di cose tanto lontane ma è proprio dei vecchi fare dei confronti fra il presente e il passato. Oggi fortunatamente si studia su libri che in genere costano abbastanza poco e che spesso sono curati e belli, si utilizzano strumenti di informazione impensabili sessant'anni fa, si può accedere a testi attraverso Internet, si sa in quale biblioteca si trovano i libri che si vogliono consultare e talvolta si trovano addirittura interi trattati, anche rari, "in rete" come si suol dire.

Se mi volto indietro ricordo che la preparazione di alcuni esami venivano fatti con strumenti che oggi sembrano ridicoli; si chiamavano "dispense" --- tipici libri sommersi e ormai perduti --- perché venivano stampate a mano a mano che il corso procedeva; un docente scriveva l'argomento del corso e il relativo testo veniva tempestivamente riprodotto e reso disponibile, dispensato, appunto, a sedici pagine per volta, attraverso qualche organizzazione artigianale: poteva essere addirittura uno studente, o un gruppo di studenti, o le dispense venivano vendute da piccole librerie o, in qualche caso, da intraprendenti bidelli (come si chiamavano allora) che potevano anche consigliare a quali pagine prestare maggiormente attenzione nella preparazione dell'esame.

Talvolta capitava che arrivasse il tempo dell'esame quando ancora non erano stati stampati tuti i fascicoli dell'intera dispensa e, se ben ricordo, alcune sono rimaste eternamente incomplete; chi sa ? forse il professore non aveva avuto tempo o voglia di completare il suo dotto discorso e lo studente non ne aveva avuto poi gran danno perché il programma era più leggero e del resto le dispense si pagavano a "sedicesimo" per volta (anticipando il principio di qualità giapponese per cui un bene, una macchina o un libro vengono prodotti e pagati volta per volta, just-in-time, come si dice, a seconda della richiesta).

Alcune dispense erano scritte a mano, con bella calligrafia, corredate di formule e disegni, ed erano stampate mi pare per litografia, un procedimento che non so bene in che cosa consistesse, quando non erano ancora diffusi i ciclostile o più raffinati strumenti di stampa. Ricordo che avevo pochi soldi, in quegli anni lontani, e gli studenti più facoltosi prestavano, o vendevano a prezzo scontato, o regalavano, fatto l'esame, le dispense a quelli meno abbienti. Le dispense di alcuni corsi mi piacevano però tanto che ero disposto a qualsiasi sacrificio finanziario per averne una copia per me.

I docenti di alcuni dei corsi che avevo amato hanno poi raccolto il contenuto delle dispense in un più dignitoso volume a stampa; in qualche caso ho poi comprato il volume e l'ho confrontato con il contenuto delle dispense. Devo dire che in alcuni casi il testo delle dispense aveva una immediatezza, una freschezza e un tono discorsivo e stimolante che si era perso nel libro; alcune di tali dispense ho rilegato e conservato a tanti anni di distanza e ne accarezzo ancora le pagine ingiallite, di carta scadente, con le sottolineature a matita (i "giallatori" sarebbero venuti molti decenni più tardi).

Girovagando per biblioteche universitarie ho talvolta scoperto altre dispense che erano molto belle, che contenevano informazioni poi dimenticate e andate disperse, scritti da professori dimenticati, e col passare di altro tempo ho scoperto che molte dispense erano addirittura scomparse, forse buttate via da qualche bibliotecario che riteneva che non fossero degne di un  numero di inventario. Spesso le dispense erano preparate per corsi monografici, contenevano notizie aggiornate sulle ricerche del professore, o di attualità. Ricordo di aver perso le tracce di una interessante e documentata dispensa sulla produzione del lino negli anni trenta del Novecento, di una monografia sull'industria della distillazione del catrame degli anni quaranta del secolo scorso. Eppure erano pagine di storia della tecnica, tutt'altro che vili.
 
Ho scritto queste righe proprio chiedendomi dove sono finite le dispense di tanti corsi universitari; chi sa se i professori autori ne hanno conservata una copia, chi sa se qualche studente, come me, ha conservato le dispense di qualche corso particolarmente amato ? E chiedendomi chi erano e dove sono finiti gli autori di tante testimonianze, talvolta minori, talvolta modeste, del sapere e della vita universitaria.

Quando ero studente all'Università i professori erano poche migliaia e poche migliaia erano i corsi di insegnamento rigidamente inquadrati in pochi corsi di laurea organizzati secondo criteri che risalivano ai primi anni del Novecento. Oggi, fortunatamente, i docenti sono un centinaio di migliaia, gli studenti universitari vanno verso il milione; ma siamo sicuri che tutto quello che è stato detto e scritto nel passato, in molte centinaia di migliaia di ore di vita nelle aule universitarie, fosse da buttar via ?

Oggi giustamente, al fianco degli archivi di letterati e scienziati, si raccoglie anche la storia minore, quella fissata nei diari di persone comuni; non vorrà qualche Università organizzare un archivio per raccogliere le dispense ancora sopravvissute e per dare un volto al nome di tanti docenti, forse minori, forse modesti, che forse non hanno scritto altro che qualche dispensa ingiallita, ma che comunque hanno contribuito a diffondere la conoscenza, almeno un po' di conoscenza, per tanti decenni ?









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