Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Ascoltando il gran parlare di Università e di riforme mi
sono sorpreso a pensare come studiavo quando all'Università ci andavo io;
abbiate pazienza se parlo di cose tanto lontane ma è proprio dei vecchi fare
dei confronti fra il presente e il passato. Oggi fortunatamente si studia su libri che in genere costano
abbastanza poco e che spesso sono curati e belli, si utilizzano strumenti di
informazione impensabili sessant'anni fa, si può accedere a testi attraverso
Internet, si sa in quale biblioteca si trovano i libri che si vogliono
consultare e talvolta si trovano addirittura interi trattati, anche rari,
"in rete" come si suol dire.
Se mi volto indietro ricordo che la preparazione di alcuni
esami venivano fatti con strumenti che oggi sembrano ridicoli; si chiamavano "dispense" --- tipici libri sommersi e ormai perduti --- perché venivano stampate a mano a mano che il corso procedeva; un docente
scriveva l'argomento del corso e il relativo testo veniva tempestivamente
riprodotto e reso disponibile, dispensato, appunto, a sedici pagine per volta,
attraverso qualche organizzazione artigianale: poteva essere addirittura uno
studente, o un gruppo di studenti, o le dispense venivano vendute da piccole
librerie o, in qualche caso, da intraprendenti bidelli (come si chiamavano
allora) che potevano anche consigliare a quali pagine prestare maggiormente
attenzione nella preparazione dell'esame.
Talvolta capitava che arrivasse il tempo dell'esame quando
ancora non erano stati stampati tuti i fascicoli dell'intera dispensa e, se ben
ricordo, alcune sono rimaste eternamente incomplete; chi sa ? forse il
professore non aveva avuto tempo o voglia di completare il suo dotto discorso e
lo studente non ne aveva avuto poi gran danno perché il programma era più
leggero e del resto le dispense si pagavano a "sedicesimo" per volta
(anticipando il principio di qualità giapponese per cui un bene, una macchina o
un libro vengono prodotti e pagati volta per volta, just-in-time, come si dice,
a seconda della richiesta).
Alcune dispense erano scritte a mano, con bella calligrafia,
corredate di formule e disegni, ed erano stampate mi pare per litografia, un
procedimento che non so bene in che cosa consistesse, quando non erano ancora
diffusi i ciclostile o più raffinati strumenti di stampa. Ricordo che avevo
pochi soldi, in quegli anni lontani, e gli studenti più facoltosi prestavano, o
vendevano a prezzo scontato, o regalavano, fatto l'esame, le dispense a quelli
meno abbienti. Le dispense di alcuni corsi mi piacevano però tanto che ero
disposto a qualsiasi sacrificio finanziario per averne una copia per me.
I docenti di alcuni dei corsi che avevo amato hanno poi
raccolto il contenuto delle dispense in un più dignitoso volume a stampa; in
qualche caso ho poi comprato il volume e l'ho confrontato con il contenuto
delle dispense. Devo dire che in alcuni casi il testo delle dispense aveva una
immediatezza, una freschezza e un tono discorsivo e stimolante che si era perso
nel libro; alcune di tali dispense ho rilegato e conservato a tanti anni di
distanza e ne accarezzo ancora le pagine ingiallite, di carta scadente, con le
sottolineature a matita (i "giallatori" sarebbero venuti molti
decenni più tardi).
Girovagando per biblioteche universitarie ho talvolta
scoperto altre dispense che erano molto belle, che contenevano informazioni poi
dimenticate e andate disperse, scritti da professori dimenticati, e col passare
di altro tempo ho scoperto che molte dispense erano addirittura scomparse,
forse buttate via da qualche bibliotecario che riteneva che non fossero degne
di un numero di inventario. Spesso le
dispense erano preparate per corsi monografici, contenevano notizie aggiornate
sulle ricerche del professore, o di attualità. Ricordo di aver perso le tracce
di una interessante e documentata dispensa sulla produzione del lino negli anni
trenta del Novecento, di una monografia sull'industria della distillazione del
catrame degli anni quaranta del secolo scorso. Eppure erano pagine di storia
della tecnica, tutt'altro che vili.
Ho scritto queste righe proprio chiedendomi dove sono finite
le dispense di tanti corsi universitari; chi sa se i professori autori ne hanno
conservata una copia, chi sa se qualche studente, come me, ha conservato le
dispense di qualche corso particolarmente amato ? E chiedendomi chi erano e
dove sono finiti gli autori di tante testimonianze, talvolta minori, talvolta
modeste, del sapere e della vita universitaria.
Quando ero studente all'Università i professori erano poche
migliaia e poche migliaia erano i corsi di insegnamento rigidamente inquadrati
in pochi corsi di laurea organizzati secondo criteri che risalivano ai primi
anni del Novecento. Oggi, fortunatamente, i docenti sono un centinaio di
migliaia, gli studenti universitari vanno verso il milione; ma siamo sicuri che
tutto quello che è stato detto e scritto nel passato, in molte centinaia di
migliaia di ore di vita nelle aule universitarie, fosse da buttar via ?
Oggi giustamente, al fianco degli archivi di letterati e
scienziati, si raccoglie anche la storia minore, quella fissata nei diari di
persone comuni; non vorrà qualche Università organizzare un archivio per
raccogliere le dispense ancora sopravvissute e per dare un volto al nome di
tanti docenti, forse minori, forse modesti, che forse non hanno scritto altro
che qualche dispensa ingiallita, ma che comunque hanno contribuito a diffondere
la conoscenza, almeno un po' di conoscenza, per tanti decenni ?
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