Unione Geotermica Italiana, "La geotermia, ieri, oggi, domani", Pisa, 2006
Noi poveri terrestri ci arrabattiamo a cercare di strappare dalle viscere della Terra ogni anno undici miliardi di tonnellate di combustibili fossili, carbone, petrolio, gas naturale, e facciamo le guerre per conquistare o proteggere le miniere e i pozzi, e se non c’è energia a sufficienza le merci aumentano di prezzo, intere imprese falliscono e licenziano gli operai, e nelle nostre case rabbrividiamo di freddo o scoppiamo di caldo. E, nella nostra miopia, ci dimentichiamo di essere ospitati su un pianeta, un ammasso di rocce e acqua, che nasconde al suo interno delle grandissime masse di materiali caldissimi, a migliaia di gradi di temperatura, che “contengono” un quantità di energia equivalente a quella che sarebbe liberata da migliaia di miliardi di miliardi di tonnellate di petrolio o carbone. Questo calore è lì, nel profondo sottosuolo, da quando la Terra è stata lanciata nello spazio, quattro miliardi di anni fa, e lentamente scalda gli strati più vicini ai continenti e agli oceani e talvolta trova una fessura e arriva sulla superficie terrestre in forma di eruzione vulcanica o di getti di vapore acqueo caldo.
lunedì 1 agosto 2011
Stefano Belfiore, "Il Periplo del Mare Eritreo"
Stefano Belfiore, "Il Periplo del Mare Eritreo di anonimo del I sec. d.C. e altri testi sul commercio fra Roma e l'Oriente attraverso l'Oceano Indiano e la Via della Seta", Prefazione di Gianfranco Purpura, Società Geografica Italiana, Roma, 2004, 278 pp.
"In settembre ad Alessandria d'Egitto comincia a rinfrescare e spero di non soffrire troppo il caldo nel lungo viaggio che mi aspetta. Un tratto lungo il Nilo fino a Coptos, poi 350 chilometri di deserto, per raggiungere Baran, o Berenice come la chiamano, sul Mar Rosso, per imbarcarmi sulla nave che ho noleggiato, insieme a sei marinai. Da Berenice i venti ci spingono lungo il Mar Rosso, verso sud-est. Un po' di mirra conviene comprare a al-Bahr, la bianca Come, sulla costa dell'Arabia, perché è di buona qualità e posso venderla bene in India. Per comprare un po' d'avorio (che però non è tanto buono) bisogna invece che arrivi a Porto Sudan. La tappa successiva è Massaua, sulla costa dell'Eritrea, dove si trova avorio migliore e anche gusci di tartaruga e conchiglie con la cui madreperla si rivestono mobili pregiati. Al largo di Massaua ci sono le isole vulcaniche Dahlak in cui viene scavata l'ossidiana, pietra nera e dura, molto ricercata. Dopo 700 chilometri, attraversato lo stretto di Bab el-Mandeb, si arriva ad Aden dove si acquista mirra, cinnamono e altre spezie. Adesso comincia la traversata dell'oceano, verso l'India, la parte più dura del viaggio. Da Aden mi conviene navigare per 500 chilometri lungo le coste inospitali dell'Arabia meridionale fino ai pozzi del golfo di al-Qamar per rifornirmi di acqua e acquistare incenso di buona qualità; le popolazioni non sono cordiali e il clima è molto caldo benché si sia in novembre.
"In settembre ad Alessandria d'Egitto comincia a rinfrescare e spero di non soffrire troppo il caldo nel lungo viaggio che mi aspetta. Un tratto lungo il Nilo fino a Coptos, poi 350 chilometri di deserto, per raggiungere Baran, o Berenice come la chiamano, sul Mar Rosso, per imbarcarmi sulla nave che ho noleggiato, insieme a sei marinai. Da Berenice i venti ci spingono lungo il Mar Rosso, verso sud-est. Un po' di mirra conviene comprare a al-Bahr, la bianca Come, sulla costa dell'Arabia, perché è di buona qualità e posso venderla bene in India. Per comprare un po' d'avorio (che però non è tanto buono) bisogna invece che arrivi a Porto Sudan. La tappa successiva è Massaua, sulla costa dell'Eritrea, dove si trova avorio migliore e anche gusci di tartaruga e conchiglie con la cui madreperla si rivestono mobili pregiati. Al largo di Massaua ci sono le isole vulcaniche Dahlak in cui viene scavata l'ossidiana, pietra nera e dura, molto ricercata. Dopo 700 chilometri, attraversato lo stretto di Bab el-Mandeb, si arriva ad Aden dove si acquista mirra, cinnamono e altre spezie. Adesso comincia la traversata dell'oceano, verso l'India, la parte più dura del viaggio. Da Aden mi conviene navigare per 500 chilometri lungo le coste inospitali dell'Arabia meridionale fino ai pozzi del golfo di al-Qamar per rifornirmi di acqua e acquistare incenso di buona qualità; le popolazioni non sono cordiali e il clima è molto caldo benché si sia in novembre.
Maria Bettelli, "Seta e colori nell'Alto Medioevo"
Maria BETTELLI BERGAMASCHI, "Seta e colori nell'Alto Medioevo.Il Siricum del Monastero Bresciano di S Salvatore", 40128 Bologna, Cisalpino Istituto Editoriale universitario, 1994, 459 pp. Una presentazione a cura di Gigliola Soldi Rondinini e altri è stata pubblicata nella "Nuova Rivista Storica", anno 79, fascicolo II, 1995, p. 331-398
Il fascino del libro della dott. Bettelli sul siricum citato nel Polittico bresciano (1) sta nell'aver tratto innumerevoli spunti di osservazioni storiche, geografiche, economiche, urbanistiche e merceologiche, da poche righe di un documento del X secolo relativo ad alcune attività burocratiche e amministrative del Monastero di San Salvatore di Brescia.
Gli amministratori di questa potente struttura --- che possedeva estesi terreni coltivabili, castelli, villaggi, boschi e forse attività minerarie --- danno ordine a tredici dipendenti (manentes) di una località chiamata Chuma, di portare dieci libbre di una merce denominata siricum al mercato di Pavia e di venderla per 50 solidi da versare al Monastero.
Il fascino del libro della dott. Bettelli sul siricum citato nel Polittico bresciano (1) sta nell'aver tratto innumerevoli spunti di osservazioni storiche, geografiche, economiche, urbanistiche e merceologiche, da poche righe di un documento del X secolo relativo ad alcune attività burocratiche e amministrative del Monastero di San Salvatore di Brescia.
Gli amministratori di questa potente struttura --- che possedeva estesi terreni coltivabili, castelli, villaggi, boschi e forse attività minerarie --- danno ordine a tredici dipendenti (manentes) di una località chiamata Chuma, di portare dieci libbre di una merce denominata siricum al mercato di Pavia e di venderla per 50 solidi da versare al Monastero.
domenica 31 luglio 2011
Franco Pedrotti, "Sulla storia della natura e dei parchi"
Franco Pedrotti, “Il fervore dei pochi. Il movimento protezionistico italiano dal 1943 al 1971”, Trento, Temi, 1998
Franco Pedrotti è professore di Ecologia nell’Università di Camerino (Macerata). Il libro traccia una storia dei primi (pochi) naturalisti che hanno propagandato, insegnato e attuato la difesa della natura in Italia. Dello stesso autore si vedano gli altri due libri difficilmente reperibili, ma importanti: “Alle origini del Parco Nazionale d’Abruzzo”, Camerino, L’Uomo e l’ambiente, 1988; “La Società Botanica Italiana per la protezione della natura”, Camerino, L’Uomo e l’ambiente. Per informazioni su questi libri raccomando di scrivere all’autore: franco.pedrotti@unicam.it
Franco Pedrotti è professore di Ecologia nell’Università di Camerino (Macerata). Il libro traccia una storia dei primi (pochi) naturalisti che hanno propagandato, insegnato e attuato la difesa della natura in Italia. Dello stesso autore si vedano gli altri due libri difficilmente reperibili, ma importanti: “Alle origini del Parco Nazionale d’Abruzzo”, Camerino, L’Uomo e l’ambiente, 1988; “La Società Botanica Italiana per la protezione della natura”, Camerino, L’Uomo e l’ambiente. Per informazioni su questi libri raccomando di scrivere all’autore: franco.pedrotti@unicam.it
mercoledì 17 novembre 2010
Lo spreco
altronovecento, rivista telematica, www.fondazionemicheletti.it/altronovecento n. 5, 2001
C'è in Italia un incredibile spreco di conoscenze: solo una minima parte di quello che si scrive viene letto. Le librerie vendono per lo più i libri dei grandi circuiti commerciali e solo una piccola parte dei libri che interesserebbero i lettori di altronovecento viene stampato dai grandi editori e finisce in libreria. La maggior parte degli scritti sull'ambiente -- dal dibattito teorico politico "verde", alle informazioni ecologiche, ai resoconti delle lotte per la difesa dell'ambiente e pacifiste, alla descrizione del territorio, delle valli e delle loro alterazioni -- si trova in "libri sommersi" pubblicati dai movimenti, da piccole case editrici, talvolta dagli autori a proprie spese, ma anche da enti locali e addirittura da alcune imprese o banche. Dell'esistenza di questo straordinario patrimonio di "libri sommersi" altronovecento vuole dare notizia: in poco spazio, purtroppo, con brevi citazioni, ma, per quanto possibile, con l'indicazione di come i lettori possono procurasi tali libri, spesso gratuitamente. Alcuni titoli di questi libri potete
trovare qui.
C'è in Italia un incredibile spreco di conoscenze: solo una minima parte di quello che si scrive viene letto. Le librerie vendono per lo più i libri dei grandi circuiti commerciali e solo una piccola parte dei libri che interesserebbero i lettori di altronovecento viene stampato dai grandi editori e finisce in libreria. La maggior parte degli scritti sull'ambiente -- dal dibattito teorico politico "verde", alle informazioni ecologiche, ai resoconti delle lotte per la difesa dell'ambiente e pacifiste, alla descrizione del territorio, delle valli e delle loro alterazioni -- si trova in "libri sommersi" pubblicati dai movimenti, da piccole case editrici, talvolta dagli autori a proprie spese, ma anche da enti locali e addirittura da alcune imprese o banche. Dell'esistenza di questo straordinario patrimonio di "libri sommersi" altronovecento vuole dare notizia: in poco spazio, purtroppo, con brevi citazioni, ma, per quanto possibile, con l'indicazione di come i lettori possono procurasi tali libri, spesso gratuitamente. Alcuni titoli di questi libri potete
trovare qui.
N.Nicolini, "Il pane attossicato, Storia dei fiammiferi in Italia",1997
Nicoletta Nicolini, "Il pane attossicato. Storia dei fiammiferi in Italia", Bologna, “Documentazione Scientifica Editrice”, 1997
Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Sventurati davvero perché la produzione dei fiammiferi era una delle manifatture più pericolose e nocive. I fiammiferi erano allora fabbricati tagliando dei pezzetti di legno, immergendoli in una massa fusa e fumosa di fosforo bianco e lasciando essiccare all’aria la capocchia. I fiammiferi si accendevano sfregandoli su una superficie ruvida.
Giovanni Marchesi, “Il Monte Penna"
Anna Anselmi
“Henry de Thierry,pioniere dell’industria”, Libertà, Lunedì 12 gennaio 2009
Nel libro di Giovanni Marchesi “Il Monte Penna", edito dall’Associazione Ricerche Valtaresi Antonio Emmanueli (Borgotaro), si incontra un personaggio molto interessante, Henry de Thierry, pioniere dell’industrializzazione nell’area attorno a Santa Maria del Taro, nell’800 considerata tra le più povere dell’Appennino. Prima di lui, c’erano stati altri tentativi di ammodernamento produttivo nella zona, della quale alla metà del secolo XIX era stato promosso il rilancio minerario, attorno soprattutto a Ferriere nell’alta Valnure. Gli alberi del Penna dovevano fornire il carbone di legna per la lavorazione dei metalli.
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