lunedì 1 agosto 2011

Unione Geotermica Italiana, "La geotermia, ieri, oggi, domani"

Unione Geotermica Italiana, "La geotermia, ieri, oggi, domani", Pisa, 2006

Noi poveri terrestri ci arrabattiamo a cercare di strappare dalle viscere della Terra ogni anno undici miliardi di tonnellate di combustibili fossili, carbone, petrolio, gas naturale, e facciamo le guerre per conquistare o proteggere le miniere e i pozzi, e se non c’è energia a sufficienza le merci aumentano di prezzo, intere imprese falliscono e licenziano gli operai, e nelle nostre case rabbrividiamo di freddo o scoppiamo di caldo. E, nella nostra miopia, ci dimentichiamo di essere ospitati su un pianeta, un ammasso di rocce e acqua, che nasconde al suo interno delle grandissime masse di materiali caldissimi, a migliaia di gradi di temperatura, che “contengono” un quantità di energia equivalente a quella che sarebbe liberata da migliaia di miliardi di miliardi di tonnellate di petrolio o carbone. Questo calore è lì, nel profondo sottosuolo, da quando la Terra è stata lanciata nello spazio, quattro miliardi di anni fa, e lentamente scalda gli strati più vicini ai continenti e agli oceani e talvolta trova una fessura e arriva sulla superficie terrestre in forma di eruzione vulcanica o di getti di vapore acqueo caldo.

La possibilità di usare una sia pur piccola frazione del calore interno della Terra a fini umani e commerciali risale a tempi antichissimi; i Romani e molte società antiche usavano il calore terrestre per scaldare i bagni, “le terme”, o per scaldare qualche edificio. Ma soltanto nei secoli recenti, con lo sviluppo delle macchine termiche, ci si è resi conto che si poteva usare il calore terrestre o quello delle acque calde o del vapore che emerge dal fondo della Terra, l’energia geotermica, per ottenere calore e elettricità su scala industriale. Nella metà dell’Ottocento le manifestazioni di vapore che uscivano a Larderello, in Toscana furono utilizzate per evaporare le acque boriche; qualche tempo fa in queste pagine si è ricordato il centesimo anniversario del funzionamento del primo generatore elettrico azionato dall’energia geotermica sempre a Larderello.

L’esperienza toscana ha anzi innescato altre ricerche nel mondo, in tutti i paesi in cui erano presenti vapori geotermici o acque calde. Il volume: “La geotermia, ieri, oggi domani”, pubblicato a cura dell’Unione Geotermica italiana, l’associazione di studiosi che si occupano di geotermia, illustra bene lo stato dell’utilizzazione dell’energia geotermica in Italia e nel mondo. (Ma perché pubblicazioni importanti, che sarebbe utile fossero lette nelle scuole, nelle università e dai parlamentari, hanno così poca circolazione, non si possono acquistare nelle librerie, restano “libri sommersi” ?).

L’energia geotermica ha due principali usi commerciali: come fonte diretta di riscaldamento e per l’alimentazione di centrali elettriche. La prima è l’applicazione più diffusa: con il calore proveniente dal fondo della Terra è possibile scaldare edifici, piscine e bagni termali, serre per la coltivazione di fiori e verdure, ed è possibile generare energia meccanica mediante speciali dispositivi, le pompe di calore, che trasformano il calore a bassa temperatura in energia meccanica.

Gli usi geotermici diretti nel mondo fanno risparmiare l’equivalente di una ventina di milioni di tonnellate all’anno di prodotti petroliferi. All’avanguardia in Europa ci sono la Svezia, l’Islanda, la Turchia; in Italia alcune applicazioni si hanno, oltre che in Toscana, a Ferrara, nei Colli Euganei, a Salsomaggiore, in Sicilia, e altrove. Molte risorse geotermiche potenziali si trovano in molti paesi oggi poveri che potrebbero trarre, da questa fonte di energia, un incentivo allo sviluppo tecnico-scientifico: si pensi ai paesi vulcanici dell’America centrale, a quelli del Sud-est asiatico, a molti paesi africani, fra cui l’Etiopia. Il libro citato indica le principali aree geotermiche del mondo; spesso sono stati proprio i geologi “cresciuti” nell’esperienza della geotermia a Larderello a offrire consulenze a tali paesi. Una modesta ma interessante applicazione consiste nella condensazione del vapore acqueo geotermico per ottenere acqua potabile; alcuni esperimenti sono stati fatti con successo (ma dimenticati) sull’Etna e a Pantelleria, in questo secondo caso da studiosi dell’Università di Bari.

L’altra grande utilizzazione del calore terrestre è rappresentata dalle centrali geotermoelettriche, nelle quali il vapore geotermico, a temperatura elevata, viene usato direttamente per azionare le turbine di una centrale elettrica. Nel 2010 la produzione di energia geotermoelettrica nel mondo è stata di quasi 70 miliardi di chilowattora: è ancora, purtroppo, una frazione piccola rispetto alla produzione mondiale di elettricità che arriva a 18 mila miliardi di chilowattore all’anno. In Italia, sempre nel 2010, la produzione di elettricità di origine geotermica è stata di quasi 6 miliardi di chilowattore, molto poco rispetto al potenziale disponibile nel nostro paese e ai circa 300 miliardi di chilowattora di elettricità consumati complessivamente nello stesso anno; eppure la geotermia ci ha fatto risparmiare l’equivalente di oltre un milione e mezzo di tonnellate di petrolio.

Gli studiosi italiani che si occupano di geotermia chiedono con insistenza maggiore attenzione e anche investimenti diretti all’utilizzazione delle risorse geotermiche italiane. Nel volume citato essi sostengono che nel 2020 la produzione di elettricità geotermica italiana potrebbe aumentare da 5 a 8 miliardi di chilowattora all’anno, e indicano le soluzioni tecniche disponibili. I geologi non nascondono che l’uso del vapore geotermico comporta alcuni problemi ambientali, ma indicano anche le convincenti soluzioni.

La geotermia, insomma, si affianca a pieno diritto fra le fonti energetiche rinnovabili e non esauribili a cui dovremo rivolgerci sempre più in futuro.

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