mercoledì 17 novembre 2010

Giovanni Marchesi, “Il Monte Penna"

Anna Anselmi

“Henry de Thierry,pioniere dell’industria”, Libertà, Lunedì 12 gennaio 2009

Nel libro di Giovanni Marchesi “Il Monte Penna", edito dall’Associazione Ricerche Valtaresi Antonio Emmanueli (Borgotaro), si incontra un personaggio molto interessante, Henry de Thierry, pioniere dell’industrializzazione nell’area attorno a Santa Maria del Taro, nell’800 considerata tra le più povere dell’Appennino. Prima di lui, c’erano stati altri tentativi di ammodernamento produttivo nella zona, della quale alla metà del secolo XIX era stato promosso il rilancio minerario, attorno soprattutto a Ferriere nell’alta Valnure. Gli alberi del Penna dovevano fornire il carbone di legna per la lavorazione dei metalli.

Carlo III di Borbone prima affittò, poi vendette, nel 1853, le miniere di Ferriere e la selva del Penna, che nel 1862 passarono al marchese Filippo Anguissola di Piacenza. Tra i primi a introdurre nel Piacentino le macchine agricole, il nobile morì però prematuramente, a 43 anni. Dopo altre vicende, nel 1874 la proprietà pervenne alla Società Foreste e Miniere del Monte Penna, fondata in quell’anno a Manchester. Ne era socio e amministratore Henry de Thierry, il cui nonno era un aristocratico che aveva perso tutti i beni durante la rivoluzione francese, trasferendosi Oltremanica.

Nel libro, Marchesi aiuta a fare la conoscenza anche con la personalità dello zio di Henry, Charles Philippe Hypolite de Thierry, dall’esistenza avventurosa trascorsa in giro per il mondo, dalla Nuova Zelanda, a Panama, alle Hawaii, all’Australia. Il nipote Henry era invece nato a Lucca, nel 1839. Professionalmente si affermò a Genova e da qui partì alla “conquista” del remoto angolo di Appennino piacentino ligure-parmense, dove riuscì a organizzare moderni impianti minerari, segherie all’avanguardia e addirittura un’industria chimica (per distillare alcool metilico, acido acetico e catrame dai faggi) sul Penna.

Socio del Cai ligure, dispose che nella cosiddetta “Caserma di Maria Luigia” fossero accolti gli escursionisti diretti sul monte. Non solo italiani, in quel periodo, ma anche svizzeri, tedeschi e soprattutto inglesi, chiamati come consulenti della società. L’edificio, in origine costruito per i guardiaboschi, mantenne questo utilizzo “turistico” fino alla prima guerra mondiale, quando venne destinato ai prigionieri austro-ungarici, al lavoro sul monte. Cominciò così la sua decadenza e oggi ne restano solo le fondazioni.

Nel 1905 comunque de Thierry si era ormai ritirato a Savona, dove morì nel 1919. Tra le opere per cui l’imprenditore si meritò la riconoscenza della popolazione, la strada del Bocco, via di collegamento con Chiavari. Insieme alla teleferica per il legname dal monte Penna a Santa Maria, la strada era indispensabile per il trasporto dei materiali, ma contribuì anche a mitigare l’isolamento della zona.

1 commento:

  1. Grazie. Il volume di Giovanni Marchesi è stato edito dalla nostra Associazione (Ass. Ricerche Storiche "A Emmanueli) della quale faccio parte. Mi fa piacere che il volume, davvero interessante, venga pubblicizzato.

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