sabato 10 agosto 2013

Chimica popolare

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Quando l’industria chimica produceva merci e cultura --- e profitti. Ho trovato in biblioteca due, ormai introvabili, libri di chimica popolare pubblicati nel 1984 e nel 1986 dal progetto Montedison Cultura. Il primo è “La storia della chimica a fumetti”, (Milano Libri, 127 pagine; adesso anche in: https://itunes.apple.com/it/book/la-storia-della-chimica-fumetti/id678093778?mt=11) con i bei disegni di Cinzia Ghigliano e il testo di Luca Novelli. Ci sono tutti, dai consulenti dei Faraoni, a Stahl con la parrucca e il suo flogisto, al povero Lavoisier sulla ghigliottina, a Mendeleev con la sua bella barba, fino a Natta. E c’è anche la spiegazione di molte reazioni chimiche e processi industriali. Divertente.



Luca Novelli è l'autore di altri due libri di chimica popolare: "Lavoisier e il mistero del quinto elemento" (editoriale scienza, 2007); e "Curie e il segreto degli atomi svelato" (editoriale scienza, 2011); per la serie "Lampi di Genio" di Rai Education ha curato le trasmissioni, che si possono vedere gratuitamente su Internet: "Lampi di genio in tv: Lavoisier e il mistero del quinto elemento"; "Lampi di genio in tv: Curie e il segreto degli atomi svelato"; "Lampi di genio in tv: Natta e la plastica intelligente".

Il secondo libro trovato in biblioteca è intitolato Azoto” (Scheiwiller, 236 pp.) ed è di Carlo Emilio Gadda (1893-1973) proprio l’”ingegner Gadda” che sarebbe diventato celebre con il romanzo “Quer pasticciaccio brutto di Via Merulana”, con “L’Adalgisa”, “La cognizione del dolore” e moltissime altre opere. Gadda, laureato in Ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Milano nel 1920, negli anni trenta scrisse su l’Ambrosiano, la Gazzetta del Popolo, e alcune altre riviste, vari articoli di divulgazione di chimica e ingegneria; 23 dei quali sono raccolti nel volume che prende il titolo da uno di essi, sull’invenzione della sintesi dell’ammoniaca. Altri trattano la calciocianammide (allora scritta con una emme sola), l’alluminio elettrolitico, l’uso dell’ammoniaca come carburante per autoveicoli (1932), la chimica del restauro.

Non posso dire che gli affari dell’industria chimica vanno poco bene perché fa poco cultura; suggerisco modestamente che, forse, più cultura, più divulgazione chimica, con poca spesa farebbe capire, meglio della pubblicità, ad un pubblico più vasto, quello che tale industria fa e come lo fa.



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