Luigi Piccioni, "Il volto amato della Patria. Il primo movimento per la protezione della Natura in Italia", Editore Temi, Trento, 2014
Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Difesa
della natura, dell’ambiente, del paesaggio e dei beni culturali; sembra che ci
sia tanta voglia di difendere, attraverso associazioni, movimenti, congressi, qualcosa
che si potrebbe definire il “bene comune”, la base stessa della vita: il cielo
limpido, il verde, gli animali allo stato naturale, la purezza delle acque. Il
nemico è rappresentata dalla violenza della caccia, dall’invasione turistica
dei boschi e delle coste, da inutili strade, da fabbriche che gettano nel cielo
i loro fumi tossici, da discariche di rifiuti. Tale violenza genera frane e
alluvioni, mutamenti climatici, morti premature, ma anche perdita di altri
valori come la bellezza, il silenzio, il paesaggio, quello che il poeta inglese
John Ruskin (1819-1900) ha definito il “Volto amato della Patria”.
Questa
frase è anche il titolo del libro scritto dallo storico Luigi Piccioni dell’Università
della Calabria, appena pubblicato dall’editore di Trento temi@temieditrice.it. Piccioni comincia
col mettere ordine fra le finalità dei vari movimenti protezionistici focalizzando
l’attenzione sui movimenti per la difesa della natura e del paesaggio, arrivati
in Italia molto presto, nella metà dell’Ottocento, sull’onda di opere apparse in
altri paesi europei e negli Stati Uniti. I vari volumi del libro “Il cosmo: descrizione
fisica del mondo” del grande geografo tedesco Alexander von Humboldt (1769-1859),
apparsi nel 1845-1862, furono subito tradotti in francese e in italiano
dall’editore Carlo Turati di Milano. Quasi contemporaneamente appariva la
traduzione italiana del libro “L’uomo e la natura” scritto dall’americano George
Marsh (1801-1882) che descrive le modificazioni della natura apportate dalle
attività umane, osservate nei suoi lunghi viaggi in Europa, nel Mediterraneo e
nell’amata Italia dove è morto.
Piccioni
parte da questi e altri autori per esaminare gli effetti che i loro scritti
hanno avuto sugli intellettuali di un’Italia da poco riunificata. Il paese, in
gran parte ancora agricolo, è ricco di risorse naturali e di bellezze paesaggistiche
che stanno per essere assaltate da una avida modernizzazione. Per far conoscere
e salvare queste bellezze si ha, subito, dalla metà dell’Ottocento, un fervore
di iniziative e pubblicazioni, come la rivista mensile “L’Illustrazione
Italiana” (dal 1873), e il libro “Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze
naturali, la geologia e la geografia fisica dell’Italia” (1876) dell’abate
Antonio Stoppani (1824-1891). Nel 1863
era nato il Club Alpino Italiano, una associazione di amanti della montagna e
di escursionisti, e nel 1894 è nato il Touring Club Ciclistico Italiano, oggi
Touring Club Italiano, col proposito di far conoscere l’Italia attraverso un
turismo che sa usare la bicicletta, il nuovo agile e popolare strumento di
mobilità. Il Touring Club comincia subito a pubblicare delle guide alle varie
parti d’Italia, delle carte geografiche e una “Rivista mensile”, il cui numero
1 porta la data del 1895.
Piccioni
parla giustamente di questa fase come di una “pedagogia patriottica” di una
“alfabetizzazione geografica del Paese”. Con la diffusione delle conoscenze
dell’Italia appare anche che molte bellezze naturali e il paesaggio rischiano
di essere compromessi da una affrettata modernizzazione. Piccioni passa in
rassegna le molte iniziative dei primi quindici anni del Novecento intese a sollecitare
interventi legislativi per la protezione della flora e della fauna e di alcune
zone sensibili e di particolare valore come la Pineta di Ravenna. La speranza
di una legge, simile a quella del 1909 sulla tutela dei monumenti, viene vanificata
dalla prima “Guerra mondiale”.
Nella
“nazione ferita e impoverita” che esce nel 1919 dalla guerra studiosi e
intellettuali riprendono subito a combattere in difesa dei valori naturalistici
e paesaggistici e riescono ad ottenere nel 1922 la legge che istituisce il
Parco del Gran Paradiso e la istituzione dell’Ente Parco di Abruzzo. Non riesce
invece a decollare il progetto di un tanto auspicato “Catalogo delle bellezze
naturali” la cui redazione è interrotta nei primi anni venti del Novecento. Piccioni
analizzare poi le attività ridotte del movimento naturalistico nel periodo
fascista, una lunga agonia con barlumi di luce, e la ripresa degli interessi
naturalisti dopo la Liberazione.
Il
vivace fermento dei decenni precedenti ha comunque lasciato tracce profonde tanto
che nella Costituzione del 1948 è stato inserito l’articolo 9: “La Repubblica tutela
il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Con la ricostruzione,
il miracolo economico e una affrettata e talvolta brutale industrializzazione
altre tempeste si sono abbattute sul “volto amato della Patria”: inquinamenti, discariche,
erosione del suolo e sarebbe stato necessario arrivare al 2001 per avere una
integrazione della Costituzione in cui figura la parola “ambiente”. Viene
quindi a proposito il libro di Piccioni che ricorda l’entusiasmo e l’impegno
della fase pionieristica e costituisce uno stimolo per una vivace ripresa dei grandi
movimenti civili per la difesa dei beni comuni come la natura e il paesaggio.
Purtroppo
si tratta di un “libro sommerso”, di quelli che, pur avendo un alto valore
culturale e scientifico, non hanno circolazione nelle librerie commerciali, né attenzione
nei chiacchiericci televisivi. Ai lettori, specialmente agli insegnanti, posso
solo raccomandare di leggerne alcune pagine nelle loro scuole. Ci sono dentro testimonianze
di rispetto e amore per la natura e per il proprio paese e il ricordo di coloro
che hanno reso più civile l’Italia.
Il libro è la rielaborazione e l'ampliamento d el sdaggio dello stesso autore: “Il volto amato della patria. Il primo movimento per la protezione della natura in Italia, 1880-1934”
Camerino, Dipartimento di Botanica dell’Università, 1999, 320 pp. (Dipartimento di Botanica e Ecologia, Università Via Pontoni 5, 62032 Camerino (Macerata), tel 0737-404-504,
Ricchissimo apparato bibliografico.
Il libro è la rielaborazione e l'ampliamento d el sdaggio dello stesso autore: “Il volto amato della patria. Il primo movimento per la protezione della natura in Italia, 1880-1934”
Camerino, Dipartimento di Botanica dell’Università, 1999, 320 pp. (Dipartimento di Botanica e Ecologia, Università Via Pontoni 5, 62032 Camerino (Macerata), tel 0737-404-504,
Ricchissimo apparato bibliografico.
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